Le Donne in corriera incontrano Oscar Iarussi che presenta il suo libro “Andare per i luoghi del cinema”

DATA: 15 Gennaio 2018

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14 gennaio 2018 ore 11 – Terrazze Scanderbeg

Le Donne in corriera incontrano OSCAR IARUSSI che presenta il suo libro “Andare per i luoghi del cinema” (il Mulino,Bologna, 2017, euro12)

Intervistato da MANUEL VIRGINTINO
di Roberta Monaco

Non si tratta di una vera e propria presentazione di un libro ma di una piacevolissima conversazione tra due amanti del cinema. E siamo riuniti in un luogo davvero particolare, per la prima volta di domenica mattina, le Terrazze Scanderbeg, dove la Presidente GABRIELLA CARUSO ci ospita in una giornata di sole, in tanti, a parlare di cinema, anzi, dei “Luoghi del cinema”, per riprendere il titolo dell’ultimo libro Andare per i luoghi del cinema (il Mulino,Bologna, 2017, pagg.176, euro 12) di OSCAR IARUSSI, grande specialista del cinema, critico cinematografico, giornalista e saggista, responsabile Cultura e Spettacoli della “Gazzetta del Mezzogiorno”, membro del Comitato esperti della Mostra di Venezia… e tanto altro.

Ad intervistarlo è l’avvocato MANUEL VIRGINTINO che, seduto su un trespolo rosso, sembra un “diavolo che deve provocare”. Subito ci tiene a precisare che durante l’intervista “operazione preliminare sarà quella di eliminare le ragioni del cuore, dato il grande affetto che lo lega ad Oscar Iarussi, grande professionista del cinema”, come dimostra il bellissimo libro, che lega discipline e saperi, che li connette, e che lui ha letto ben due volte, anzi “divorato”, per riprendere le sue parole. Una volta lo ha letto in aeroporto. Ed è per questo che gli piace partire dal “luogo”, parola chiave del libro, per disambiguare i luoghi comuni (scusate il gioco di parole). I nomi e i luoghi sono, in un calcolo a spanne, quasi mille e cinquecento, ma legati da una scrittura che ti porta per mano in ciascuna città, senza essere una guida turistica. I luoghi sono infatti un pretesto per parlare di cinema, a livello emozionale. I cosiddetti luoghi, nel cinema, non sempre sono reali, spiega VIRGINTINO, ad esempio l’aeroporto di Casablanca (luogo universalmente noto, una delle immagini iconografiche del cinema), nel famoso film non è un luogo fisico ma è tutto artefatto, come l’aereo, di cartone, è tutto ricreato in studio, in un teatro di posa. Ma c’è qualcosa che riconnette, nel libro, i luoghi “fisici” ed i luoghi che fisici non sono, che poi diventano reali nell’immaginario collettivo. Pensate alla panchina di Woody Allen dove i turisti che vanno a New York vogliono sedersi e fotografarsi, perché diventa simbolo. Alla Fontana di Trevi. Un fatto anche psicologico, sociologico…

Ma cominciamo per ordine, ad esempio dalla prefazione dell’autore al libro, dal titolo di matrice rosselliniana, Lo splendore del vero, da cui parte la domanda:” allora questo ‘splendore’ lo possiamo sussumere con i luoghi non fisicamente veri dell’immaginario cinematografico?”. Questo non prima di aver ringraziato la presidente che ha realizzato questo magnifico luogo barese, le “Terrazze Scanderbeg”, un contenitore culturale, per riunire libri e lettori, con un grande schermo e tanta luce, anzi Lumière, per restare in ambito cinematografico.

Ed è proprio dalla “luce”, da questa parola, anzi da questa ”ottica della luce”, che IARUSSI parte (dopo un bellissimo excursus storico-autobiografico sul nome del luogo in cui siamo riuniti), per richiamare l’idea dell’Italia (il libro, voluto dalla casa editrice Il Mulino, si inserisce per l’appunto nella collana “Ritrovare l’Italia”), che ricorda l’iniziativa di dieci anni addietro con la casa editrice Laterza, Carla Ortone, presente qui, ne fu l’artefice, attraverso una sorta di cineguida letteraria, esperimento alquanto pionieristico dedicato alla Puglia (che che univa i luoghi – oggi diremmo in un buon italiano… location guide – alle storie (con contributi di De Cataldo, Lagioia, Rubini e altri). Luoghi e film, storie, insieme. L’ossessione ‘mulinesca’ dell’Italia è interessante perché ci permette di riflettere su questa sorta di ossimoro, l’identità italiana, perché è difficile da mettere a fuoco, concetto sfuggente, dal punto di vista dello status-nazione (Ernesto Galli Della Loggia): siamo diventati tardi una nazione (Banti, nel momento dell’Unità d’Italia il 2,5 per cento parlava l’italiano), c’è una labilità in questa concezione, insomma, se vista dall’ottica della storia. È falsa invece se la guardiamo con altri occhiali, con l’ottica simbolica, culturale, dello sguardo. In quest’ottica l’Italia prende contorni in una luce particolare, mediterranea, perché protesa verso questo mare. Verso Sud. Ritrovare l’Italia è proprio il focus del libro. Questa è stata la suggestione iniziale: ritrovare l’Italia attraverso il cinema. Con questo IARUSSI, senza voler disertare la domanda di VIRGINTINO (di cui ricorda il padre, primo grande critico cinematografico pugliese, che lo ha incoraggiato a svolgere la sua professione attuale, laddove i suoi lo volevano dottore), cioè se questo “splendore del vero” è un amore per il neorealismo, dà un po’ il la all’interconnessione del racconto cinematografico della sceneggiatura, nei luoghi fisici o di finzione: “cos’è la verità e cos’è la finzione?”. IARUSSI fa rispondere ad un maestro del cinema, Fellini: la verità non è ciò che corrisponde all’elemento di realtà, ma ciò che corrisponde al sentimento che la realtà fa scaturire. Fellini è noto a tutto il mondo per essere il regista ‘riminese’, ma anche lì non hanno fatto molto per onorarlo (l’aeroporto e altre cose un po’ in stato di abbandono). Certi suoi film sono tutti ricostruiti, finanche la scena di un tramonto sul mare riminese, che è irreale, rispetto all’Adriatico (da dove tramonta il sole?!), ma questo a Fellini non importava affatto. E in realtà neanche al pubblico. Una scena che ci sembra notturna in Amarcord è stata fatta in pieno giorno, comincia in pieno giorno, poi improvvisamente imbrunisce, arriva questa nave profetica. L’epifania della diversità, dell’alterità che si prospetta all’orizzonte, con un elemento disturbante (che ritorna altrove, E la nave va), talora funereo. Quindi, per andare al succo: è l’autenticità del sentire che rende una cosa vera. E per un certo periodo della nostra storia, nel Neorealismo, questi due elementi sono andati a coincidere, ad incastrarsi fra loro. Così il sole tramontava dalla parte giusta, come stava tramontando il regime. I riferimenti vanno inevitabilmente a Rossellini, dalla vita discutibile (a letto con le donne e con i soldi della moglie Marcellina De Marzo), ed alla sua intuizione che fa nascere il movimento (Neorealismo).

VIRGINTINO ci aiuta a leggere più facilmente il libro anche senza avere i saperi che ha l’autore, e ci conduce a quello che chiama “il sugo”, condensato a pagina 132 (e non 99, come si fa in molte redazioni!) dove quello che abbiamo detto si svela, cito:”Invece Tornatore ricostruisce le scenografie en plein air della sua Baarìa negli studi cinematografici alle porte di Tunisi, perché ogni angolo sia fedele ai ricordi più che alla realtà (è questa menzogna la verità felliniana del cinema”). Sta qui il segreto del cinema, il cinema resta una magia, quella magia che ci fa sognare, quella menzogna vera, che fa tramontare il sole dalla parte opposta ma che ci insegna a leggere il reale. Se VIRGINTINO, grazie al padre, ha avuto la fortuna di andare al cinema da quando aveva tre, quattro anni, e vedeva anche film di Antonioni a quell’età, e più volte di seguito in un giorno, oggi non ci nasconde che nel vedere un film “finto” come La La Land ci si può commuovere perché questo film trasforma la realtà, trasforma un’idea in emozione, un luogo in un luogo dell’anima. Dove ognuno di noi ci vede il proprio film. Dove gira tutto il lavoro di un mondo, di tante persone, dalle maestranze agli attori, che fanno diventare il cinema quello che è. Ovvero quella magia che ci fa sognare.

Oggi i ragazzi che si avvicinano agli studi di cinematografia rimarcano il fatto che il Neorealismo ha pesato molto sulla storia del cinema, e lo sospettano quasi di “alto tradimento”, una sorta di pietra al collo che ha condizionato il cinema successivo, immanente.

Spesso nella mente dello spettatore storia e storia del film si fondono e tradiscono, realtà e finzione si intrecciano , vero è, secondo IARUSSI, che dopo il Neorealismo, nonostante i registi di grande valore (anche se antipatici, si lascia sfuggire, come Sorrentino)che l’Italia possiede, e gli Oscar ottenuti, non siamo riusciti a raggiungere talenti similari. Quello che costituisce una cifra è Il divo. Forse per questo, secondo IARUSSI, non bisogna sbarazzarsi di certe verità, il Neorealismo, che è dentro la nostra Storia, è da valorizzare e conoscere meglio, addirittura da “rinverdire”, e bisognerebbe evitare l’insana dialettica realtà/finzione, che spesso dà luogo a distorsioni, non solo linguistiche, come nel caso dei Reality Show, spettacoli fasulli dove è tutto programmato, dove non c’è nulla di reale, salvo un gruppo di nevrotici; eppure si tende ad eliminare il termine show e far prevalere quello di reality. Abbiamo battezzato con una parola qualcosa che non vi corrisponde più. Disgiungere il nome dalle cose. Questo abbiamo fatto. Invece nel cinema le cose non si confondono. C’è uno statuto, una distanza, un “contratto onirico”, tu paghi un biglietto entri in un luogo, in un setting, un recinto, uno spazio chiuso dove in quelle due ore – se non squilla troppo il telefono – non accade altro. Gli schermi del cinema sono più grandi di noi, stanno in alto e ci mettono in uno stato di soggezione, poi usciamo e rientriamo in quella che Baudelaire chiamava “la vertigine della modernità”. Netta è la separazione tra cinema e realtà.
Oggi invece nelle fiction, che prima si chiamavano sceneggiati, noi riusciamo a “cosificare” la realtà. Quando usciamo ci ritroviamo nell’elemento di realtà. Una deriva. Il cinema, sembrerebbe un paradosso è un elemento di realtà,“presidio di realtà”, è l’espressione che usa IARUSSI. Meno male che ci sono anche “i luoghi del cinema”, o meglio il cinema come luogo, dove “devi muoverti, andarci”, interagire con qualcuno. Tempo e luogo. Cronotopo?

Nelle parole di Oscar IARUSSI e nelle righe del suo libro, un piccolo capolavoro, c’è da imparare tanto, non solo lezioni di cinema, non solo Storia, non solo luoghi. Una geografia visionaria attraverso dieci maggiori città del cinema in Italia. Resta la nostalgia (in italiano: vintage!) del futuro, o forse del presente. E perché no? La voglia di ritornare anche al passato. Grazie Oscar.

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