Le Donne in Corriera incontrano Paolo Ciampi e il suo libro: L’uomo che ci regalò i numeri

DATA: 11 Aprile 2017

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31/3/2017 Laterza Ore 18

Le Donne in Corriera incontrano PAOLO CIAMPI che presenta il suo libro: L’uomo che ci regalò i numeri La vita e i viaggi di Leonardo Fibonacci (Mursia, 2016). Presenta Giuseppe Matarrese, modera Luigi Tosches.

Il matematico è come il pittore e come il poeta

di ROBERTA MONACO

Gli uomini buoni desiderano sapere” (Leonardo da Vinci)

Anche l’Associazione Donne in Corriera desidera (il) sapere, e lo desidera attraverso la lettura e i viaggi, o la scoperta di autori e dei luoghi in cui hanno vissuto. Paolo Ciampi, fiorentino, è scrittore e giornalista professionista. Ha lavorato per diverse testate come “Il Giornale”, “Il manifesto” e “Il Tirreno”. Ama parlare di libri e paesi del mondo nel suo blog (i librisonoviaggi.blogspot.com) e sul suo sito ilibrisonoviaggi.it. Certo, altro è parlargli di persona, o meglio, sentirlo parlare. Così, poiché, lo cito: “le Donne in corriera si affezionano!”, abbiamo pensato di invitarlo anche quest’anno a Bari alla libreria Laterza, e di farlo intervistare da due soci fedeli: GIUSEPPE MATARRESE E LUIGI TOSCHES. Forse entrambi ci lavorano con … i numeri? Infatti, come si evince dal titolo del libro, L’uomo che ci regalò i numeri, l’argomento, non sembra dei più attraenti. Ma “I libri sono come la mente: funzionano solo se li apri”… Io per prima se non avessi conosciuto la bellezza e la simpatia di quest’autore, non so se avrei “aperto” volentieri un libro del genere. Ecco, appunto, qui sorge spontanea la domanda: in fondo di che “genere” di libro si tratta? L’autore stesso non esita ad affermare che questo libro esce da una catalogazione vera e propria. Difficile infatti inquadrarlo in un genere letterario preciso: biografia, racconto, romanzo, diario, libro di viaggi? Gli ingredienti ci sono tutti, bisogna procedere tuttavia per negazione. Ad esempio “non è un saggio di matematica”. Quel che conta (anzi “conta”) è che “non è un libro per nulla pesante”, secondo LUIGI TOSCHES, che a tal proposito ha interrogato anche il figlio a cui ha sottoposto questa lettura, dato che nel libro il rapporto padre / figlio è al centro. E da lì che tutto parte. Dico bene “parte”, perché il padre gli ha chiesto di raggiungerlo. Parte da Pisa, Leonardo da Pisa (1175?-1235?), detto Fibonacci, figlio di un mercante, Guglielmo, attraversa il mare e approda in Cabilia (regione di cui Albert Camus ha parlato), dove incontra un maestro che traccia sulla sabbia alcuni strani segni: sono i numeri che arrivavano dall’India e che un giorno avremmo chiamato arabi. Bella scrittura, che dire? Un libro che può essere aperto e chiuso a distanza di giorni, ricco di curiosità, senza salti esagerati, naturale, inframezzato da aneddoti, storie, passioni. “Le frammistioni creano sempre passioni”. Dice Giuseppe Matarrese che il libro rispecchia la persona, anzi, la personalità che lo firma. Paolo Ciampi “scrittore, giornalista curioso, animato da tanta curiosità”, perché bisogna averne tanta per scrivere un libro su Fibonacci. Anche se il vero titolo, sta nel sottotitolo: L’uomo che ci regalò i numeri. Lui ha portato il sistema dai fedeli a noi. “Le nostre vite dipendono totalmente dai numeri”. Viviamo di numeri, a tal punto che non ci rendiamo conto della loro importanza. E si di cose importanti dobbiamo parlare, il viaggio occupa un posto centrale nella vita dell’autore e del personaggio protagonista. Lui è stato un grande viaggiatore, ci racconta come viaggiano le idee, dall’India al mondo arabo. E Ciampi, vuole misurarsi con il viaggio e con una persona che può ancora parlarci. Lui, che a Firenze abita così vicino a via Fibonacci, e da piccolo ha fatto quel percorso tante volte, e ricorda: quando dire “Ci si trova in via Fibonacci. O anche: ci si  in Fibo”, era parte dell’immaginario personale. Poi è venuta una parete dipinta da un teppista o buontempone con una serie di numeri e la figlia Stella, a cui dedica il libro (Alla mia Stella, che spero possa un giorno accogliere la magia dei numeri), lo ha fatto tornare nel mondo dei numeri. E a proposito della figlia Stella, è molto bella la pagina che Luigi Tosches sceglie di leggere, perché è il dialogo con questa bambina, con i suoi quaderni, i suoi disegni…(p.15) Un cammino all’indietro, una straordinaria avventura della mente, come quella di Leonardo. E a proposito di avventure, pensate ad un ragazzino che parte da solo e va ad aiutare il padre, nominato dalla patria pubblico notaio alla dogana di Bugia (Bèjaia), per occuparsi dei mercanti pisani che si recavano in quel luogo “pensando all’utilità e ai benefici futuri di questa scelta”. Cosa che faremmo oggi mandando un figlio in Erasmus. Ma a quel tempo non era facile mettersi in viaggio, c’erano i pirati, ci si impiegava mesi. Il rischio c’era. Ma lui, Leonardo, lo fa. E va in giro, come una trottola (bigoule, bigollo, bighellone), si fa conoscere come mercante viaggiatore, un mediatore, novatore, pacifista; usa le sue conoscenze matematiche e si arricchisce della saggezza altrui. “I numeri non servono solo ai mercanti per comprare e vendere ma anche agli uomini per  arricchirsi”. Incontra popoli, gente di religione diversa, persino Federico II, che vuole ascoltarlo e lo chiama a corte. “Viaggiando Leonardo ascolta, impara, assimila” (p.93). Affamato di sapere, curioso, non disdegna mai un nuovo incontro. Pare che dopo tanto viaggiare Leonardo rientri a Pisa verso il 1200, ormai è un uomo di 30 anni, nel 1202 il suo libro, passerà alla storia come il Liber Abaci, il libro dell’abaco, o come il libro del calcolo, o meglio, il libro dei numeri. Libro scritto in latino, lingua dei dotti, ma anche libro di un mercante per altri mercanti. “Matematica che non si atteggia a disciplina severa” (p.100). Anzi, ci sono tanti problemi all’interno, “sembra una Settimana Enigmistica per appassionati del Medioevo” (p.106). Matematica applicata, mercantile. Forse allora – interviene la dirigente scolastica FIORENZA UNCINO dal pubblico – possiamo parlare in questo caso di una sorta di matematica applicata ante litteram, poiché in didattica oggi si cerca proprio  di dare compiti concreti, autentici, di realtà, in modo da rendere questa disciplina più legata alla vita reale, quotidiana. E l’intervento sembra anticipare una precisazione importante e suggestiva da parte dell’autore: “Leonardo è uno che si immerge nel grande mare della sapienza, come un pescatore di perle. E in questo sta la sua grandezza: nel saper condividere ciò che riporta a galla” (p.108). Bella parola ‘condividere’. E in fin dei conti (la locuzione non è casuale), condivisione c’è stata, le domande del pubblico sono tante e stimolanti, Leonardo è stato un innovatore, un  rivoluzionario… e in fondo possiamo dire che una piccola rivoluzione è avvenuta anche fra i lettori.

Malgrado tutta l’impazienza, la diffidenza, l’insofferenza che ciascuno di noi può manifestare verso, anzi, avverso, i numeri, un po’ di desiderio di leggere questo libro, di aprirlo almeno, l’avrete,  perché i libri sono come la mente: funzionano solo se li apri, o ancora perché “i numeri ti portano sul ciglio non solo dell’infinito, ma anche dell’eternità” (p.159).

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