Donne in Corriera in visita alla Biblioteca di Altamura

DATA: 08 Gennaio 2016

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DIARIO DI BORDO Altamura, si riparte!

L’Associazione “Donne in Corriera” in visita ad ALTAMURA 4.2.2017

Intervengono la Dott.ssa ELENA SAPONARO (archeologa)

Perdersi per … ritrovarsi

a cura di ROBERTA MONACO

L’appuntamento è alle ore 8.30 al Teatro Petruzzelli, non per assistere ad un’opera teatrale, ma per una visita culturale che sarà interessante e intensa come un’opera da ricordare. Il primo appuntamento organizzato dalla nostra Associazione Donne in Corriera (un grazie particolare alle organizzatrici Gilda Caruso, Mariella Fanciano e Valeria Grasso), riunisce una cinquantina di persone per visitare una città pugliese, Altamura, con il suo bel teatro Mercadante (un Petruzzelli in miniatura?), la sua Biblioteca, il museo archeologico, l’ABMC, sembra un alfabeto, in realtà è l’acronimo di Archivio Biblioteca Museo Civico. Già in corriera il clima è di festa, il pullman è l’occasione per presentare le nuove socie e coccolarle con un dolce “salutare” (non è un ossimoro, sono proprio così le torte che fa la nostra Presidente, da medico e specialista dell’alimentazione quale Gabriella Caruso è), con farina rigorosamente di mandorle, poi, un breve rappel al microfono dei prossimi appuntamenti dentro e fuori programma.

All’arrivo, si fa capolinea in una piazza assolata come se non attendesse che noi, breve camminata, verso la seconda sosta davanti ad una piazza triangolare, che ci dà ombra con i suoi pini di un verde boscoso e odoroso (qualche disguido fa parte del programma?), dove approfittiamo per la solita foto di rito – di fronte e di spalle per mostrare il logo stampato dietro i nuovi zainetti – della brava e bella Betty Lopez, ormai designata fotografa ufficiale. Ecco la nostra guida, la dott.ssa Elena Saponaro, barese d’adozione, anche se non nasconde che lei con i baresi “ce l’ha sempre un po’ ”…visto che Bari ci abbandonò durante i moti preparatori per l’unità d’Italia! Da qui parte una lunga storia, delle famiglie che hanno contribuito a “fare” la storia della bella Altamura, ivi compresa la istituzione dell’Archivio Biblioteca Museo Civico ubicato in un sontuosa palazzo oggi sede del Liceo Cagnazzi e dell’antica Chiesa di San Domenico.

Se quello che lei chiama “ il tam tam della comunicazione” su Altamura poggia i suoi “attrattori” su boutiques, panifici e altro, scopriremo un volto nascosto oggi, ed un giorno solo non ci sembrerà abbastanza per vedere con nuovi occhi la ricchezza di questo luogo. La cultura infatti si respira dal momento in cui si entra. Cittadina sempre ridente, personalmente ci mancavo da anni, mi sembra leggerne l’evoluzione anche attraverso i numerosi pannelli sparsi ovunque che indicano i vantaggi dell’organizzazione del nuovo Polo museale (merito del direttore Fabrizio Vona). I nomi delle famiglie che hanno contato, ad esempio la famiglia Melodia, aggiungono musica allo sguardo attento di tutti noi. Il discorso della nostra impeccabile guida per spiegarci la storia dell’Ente che stiamo visitando, è centrato sul valore dell’associazionismo (qui le donne in corriera si ammiccano vicendevolmente), sull’importanza dei lasciti di certe famiglie, sulle caratteristiche di questo popolo di lavoratori: “difficilmente vedrete l’altamurano investire in beni privati, prima di aver rafforzato l’impresa, che si tratti di pane o altro, anche a costo di autotassarsi”; si tratta di personaggi lungimiranti che hanno fatto la storia, e a questo ente (purtroppo privato) è stato riconosciuto un valore storico culturale. Il nostro compito è tuttavia quello di testimoniare e valorizzare il valore e la portata dell’intervento, che non deve per nessun motivo restare racchiuso in sé. Prima di accedere, in un foyer antistante ci dà qualche notizia anche sulle riviste che documentano la storia di questo ente (dal 1946 la rivista storica “Altamura” pubblica un bollettino storico dell’ABCM, ovvero una rivista molto dinamica con contributi di grande spessore), e sulla cospicua Pinacoteca (Striccoli, Melodia, De Nittis) con i suoi dipinti “originali”. Forse il quadro più rappresentativo è proprio Maternità, “la nostra contadina col fazzolettone”, per riprendere le parole di colei che per noi non è più un’asettica guida ma una persona con cui già proviamo profonda empatia…

Quando entriamo nelle bellissime sale ci racconta della ricostruzione, dell’importanza e ruolo dell’immancabile Federico II di Svevia (ma sarà mai venuto per davvero?), col suo esercito, che si stabilì in questo luogo chiamando a corte gente di tutte le etnie, purché spiccassero per competenze artigianali, attitudini professionali, come ci farà vedere nel pomeriggio durante la passeggiata fra i “claustri”, abitazioni dove questi personaggi hanno vissuto come indicano le targhe, i loro nomi. Utilizzati per la toponomastica delle strade e dei claustri. A proposito di targhe, di nomi, di usanze… È d’uopo una digressione culturale sull’abitudine di portare in chiesa il cittadino defunto prima del funerale (ce n’è uno in corso per cui non possiamo visitare l’adiacente chiesa per vedere un organo a canne antichissimo, restaurato di recente. Il muro che ci separa dalla chiesa si intravede, e in alto si può ammirare la bella collezione di animaletti, ovvero rapaci locali (falchi, falchetti, barbagianni ecc.). Nella stessa sala una “Vera di pozzo”, i documenti storici della Baronessa, alcune “bolle” per non pagare le tasse, una teca con un reliquario, un bellissimo cofanetto Limosino del XII secolo, dono di Carlo D’Angiò, con intelaiatura in legno di faggio ricoperto in rame dorato e smaltato, rappresenta la storia degli Apostoli, assicurato per un milione di euro per il prestito dell’ultima mostra a Mantova! Meno male che esistono architetti come l’altamurano Maino, che ne ha sponsorizzato la teca blindata. Poi il primo strumento musicale: un tonografo (si soffia dentro), un “forte piano” a tavolino (dei Lavigna maestro di Mercadante ), del 1815, unico al mondo, (si attende un preventivo dalla Germania per il restauro), un inginocchiatoio in legno,con cassetti! lavorato in radica di noce, con intarsi in acero e madreperla. Una Santa, Sant’Orsola, con abiti in seta ricamata e pizzo, dono della famiglia Crivelli, e persino… dei frammenti ossei di Dante! Seguono sale con le pareti vestite di quadri con cornici particolarissime, arte nell’arte, si direbbe, finanche applicazioni di centrini dorati e applicazioni di vario tipo. Ma se mi soffermo troppo sono perduta, e allora scrivo e cammino, e finalmente ci sediamo in una saletta adibita a riunioni, conversazioni letterarie (un’altra sala più grande per gli eventi e convegni si deve a un signore, benefattore di origine altamurane trapiantato a milano , noto per aver scoperto l’Amuchina, che ha donato il suolo di 105 metri), ma data anche a studenti alla ricerca di un po’ di tranquillità e spazi meno inquinati acusticamente di quelli domestici per lo studio. La dott.ssa Saponaro sa bene che le Donne in corriera non resistono al fascino dei libri, e fa subito prendere dei testi di alto valore, le “cinque centine”, libri del ‘500, scritti in latino volgare, i primi libri a stampa, a cerniera, ci fa toccare i fogli in pergamena, notare le annotazioni a margine che raccontano la storia del libro stesso, sentire l’odore… Le Aldine sono al centro dell’interesse, gli incunaboli, Manunzio (qui un pensiero positivo va al nostro Andrea Kerbaker, cultore di libri). Molti testi sono stati restaurati dai benedettini a Noci. Ci mostra i fregi laterali, impercettibili, che non avremmo visto senza il suo prezioso aiuto. Ci fa entrare (a piccoli gruppi, vi entrano solo gli addetti per problemi di sicurezza) quasi dentro questi scaffali mobili in metallo, i compattatori, che si muovono su binari scorrevoli, illustra il sistema di schedatura, in OPAC, le schede manuali. Il contributo dei privati è fondamentale per futuri progetti. E lei, appassionata di arte, cultura (il suo curriculum è interminabile), è un vero vulcano, si interfaccia persino con la nuova “generalessa” dei Musei Vaticani, una Jatta, famiglia a lei nota e stimata ( è infatti anche la direttrice del Museo Jatta), non smette di intrigarci con i suoi racconti dove passato e futuro coesistono magicamente. Sta scrivendo un articolo sulla storia del collezionismo e ogni luogo con lei non è quello che un comune mortale designerebbe ma quello che lei “connota” con la sua competenza e capacità espressiva.

Non si tratta dunque di un semplice Archivio, tutto il palazzo era un convento, e ci invita a visitare il sito ABMC Altamura per leggere il racconto del museo civico nei dettagli. Ogni documento è stato acquistato e i reperimenti servono a spiegare e riflettere sulla storia del paese. La biblioteca vanta un’emeroteca molto importante, fonte inesauribile di dati, si pensi a tal proposito che il Teatro Mercadante è stato ricostruito (un vero gioiello: ci ho recitato le mie poesie qualche anno fa!) perché “noi”, dice orgogliosa Elena, abbiamo conservato tutto, recuperato le piante, la disposizione dei palchi , lo stile delle vecchie poltrone e tanto altro. Insomma, per una cittadina di 70.000 abitanti avere un teatro così bello non è cosa da poco! E i baresi che hanno tanto sofferto per il loro teatro Petruzzelli, sono sensibili al racconto. E a proposito di racconti e voci, prima di lasciare il luogo, non manchiamo di donare delle pubblicazioni da tenere in biblioteca, e di leggere due poesie (Ad AMAtrice scritta dalla sottoscritta per una antologia poetica dal titolo 100 voci per Amatrice, edito da WIP, Bari, i cui fondi serviranno a rimettere in vita la biblioteca di questo paese distrutto, e Terra, dalla voce della socia Margherita Diana, alias Letizia Cobaltini).

La marcia prosegue con qualche modifica sul programma (si vergogna di affermare che il museo è chiuso il pomeriggio) con la visita al Museo archeologico, uno dei 14 luoghi di afferenza dei recentissimi Polo Museali egregiamente diretti dal Dott.Vona, con cui ha la fortuna di lavorare. Iniziato negli anni sessanta, il museo è terminato dieci anni dopo, e deve la sua esistenza alla generosa lungimiranza (50 milioni per la sua costruzione) dell’ABMC che lo ha inventato. Ci viene illustrata la complicata storia legislativa (le postille, i vuoti legislativi, le leggi fasciste, la prima legge Galasso, i Codici urbani del 2004 che nei numerosi articoli sviluppano i temi la tutela, della valorizzazione e della fruizione, quindi della messa in rete dei luoghi della cultura afferenti al Polo Museale della Puglia. I

Con la recente riforma grandi cambiamenti che rappresentato un grosso passo avanti, e rivedono l’ impostazione degli allestimenti e la centralità del pubblico rispetto agli anni precedenti.. Questo importante cambiamento presuppone una gestione manageriale e imprenditoriale che possa mettere insieme anche pubblico e privato infatti l’esercizio dell’”Art bonus” ne costituisce un valido esempio.

Rimasto originario nel suo impianto, il museo rappresenta il popolamento dell’alta Murgia, sono stati riportati alla luce i corredi tombali, reperti archeologici e vasi, che vedremo troppo in fretta, con l’impegno di tornarci. Ci sediamo in una sala, ridotta, per altri progetti che vedranno sezioni nuove dedicate all’uomo tra Erectus e Neeanderthal, dove la dottoressa è fiera di mostrarci la storia grazie ad un bellissimo video a cura dei ragazzi del CARS (uno di questi è uno speleologo morto nella tragedia di Rigopiano). I ricercatori, alla ricerca di grotte, anfratti e altro si sono spostati nella Murgia, nelle vicinanze del Pulo la dolina carsica, fino alla Grotta della Capra , dove si erano attestati insediamenti umani, qui, passeggiando, hanno sentito provenire da un foro sul piano di calpestio una corrente di aria calda e hanno indagato, allargato il foro per il passaggio umano (emozionante riviverne le scene!) e trovato con grande stupore una grotta con stalattiti e stalagmiti, unico ambiente alla profondità di circa nove metri da cui si dipartono corridoi laterali. Osserviamo l’amalgama coralliforme di concrezioni di calcare, una vera e propria semina di ossi di animali, agglomerati con la roccia per il fenomeno del carsismo. Il video su L’Uomo Arcaico è impressionante, come è impressionante vedere questi uomini, speleologi ben attrezzati certo, calarsi nel cunicolo, al di sotto di nove metri, come il video amatoriale mostra (i colori sono per questo alterati, sembra scusarsi la nostra mitica guida parlante). Si intravede un’emimandibola di un cervo. A questo punto il dilemma. Ci sono due scuole di pensiero, spiega Elena Saponaro, quella sostenuta anche da Piero Angela, che entrandovi stava svenendo per la mancanza di ossigeno, ad esempio, che ritiene giusto lasciare i reperti lì, nel proprio habitat , l’altra piu scientifica del prof. Manzi , che vorrebbe portarli via per esaminarli e determinarne il periodo il esatto. Poi, il fermo immagine sul poveruomo che è morto, come tutti i comuni mortali, poggiato su una roccia. Non si può fare a meno di citare il Prof. Pesce Delfino e il prof. Manzi e il loro contributo alla ricerca. Quando sono intervenute le modificazioni tafomoniche, tutta la muscolatura si è sciolta, e le ossa sono scivolate accartocciandosi, poi è intervenuto il fenomeno carsico che rivestendole di concrezioni , ha fatto sì che le ossa si siano conservate finora. Si “temono” interventi con strumenti laser che potrebbero polverizzare la scoperta, vanificare tutto. Tante le ipotesi: l’uomo di Altamura abitava lì? sarà caduto? Forse inseguiva uno di quegli animali? Tutto è ipotizzabile, ma il dato incontrovertibile è che è morto nella grotta, lì, in quell’anfratto così difficile da raggiungere, e le ossa sono tutte presenti: falangi, falangine, falangette). Si è vista la parte occipitale completamente integra, si è conservata la dentatura. C’è grande attesa del mondo scientifico per l’apertura del secondo piano che vedrebbe allestire questo percorso della rete museale di Lamalunga (progetto finanziato dalla regione per circa tre milioni di euro). Il 30 marzo sarà tutto presentabile e visitabile. Ci sarà un bando per la gestione e vi è molta attesa , anche perché da tale gestione potranno svilupparsi nuovi sbocchi occupazionali.

Il secondo filmato ci mostra come dei geologi cercavano tracce di petrolio ed hanno trovato le orme dei dinosauri!Settanta milioni di anni fa. Il video ci mostra le impronte con le dita, il rialzo, il fango trascinato dal piede, le pieghe lasciate dalla pelle, indagano su una faglia con resti petroliferi e poi l’attenzione cade su questo percorso, una pista lunghissima che ci riporta all’era mesozoica… sette tipologie di animali. Rimozione del tappo geologico, si individuano le dita, il tallone, La Puglia

era bagnata dal mare quindi, perché così son state trovate le orme, e le alghe hanno contribuito a conservare le impronte. Evoluzione del neolitico, dall’uomo che gattonava e sviluppa pertanto maggiormente l’apparato mandibolare a scapito della corteccia cerebrale, all’importanza della caccia, strumento per soddisfare i bisogni nutrizionali.

E a proposito di soddisfare i bisogni nutrizionali, si è fatta ora di pranzo e il gruppo verrà rifocillato in un ristorante degno di essere citato: TRE ARCHI. Meritata ricompensa alimentare, menu ben calibrato, e cibo indimenticabile, come i versi divertenti di Margherita Diana che già suggellano questa visita fuori porta. Mi piace riportarli:

Tra il calcare e l’Amuchina

che gran gita stamattina

Fra le nostre scorribande

Altamura già risplende.

Con il tempo “A Primavera”

che accompagna la Corriera

oggi abbiamo conosciuto

Cavalieri, Dame, storie

Federico e le sue glorie

Dinosauri , stalattiti, incunaboli e spartiti

Tutto qui è Melodia e si vede l’armonia

Si è gustato in abbondanza

pane e pasta di sostanza

Pomeriggio, vento in poppa

per le strade si galoppa

Si fa sera e si ritorna

coi tesori nella testa e negli occhi

una gran festa!

Dopo pranzo, acquistiamo l’ottimo pane, appena sfornato, dal Panificio Santa Chiara, e anche su questo argomento Elena Saponaro non manca di fornirci aneddoti interessanti (il segreto del pane , la lievitazione con lievito madre naturale, la storia degli agricoltori che restavano poco in paese e le caratteristiche che il pane doveva avere: durevolezza, in quanto doveva durare anche un mese, il modo di conservarlo). Ne acquisto anche uno in miniatura, mai visto prima, che dovrei resistere alla tentazione di mangiare, sarebbe da mettere in una teca! Ma dobbiamo correre perché una nuova guida di supporto ci attende davanti alla Cattedrale per proseguire il tour. La spiegazione dettagliata e accuratissima non mi consente di restituirvi qui la descrizione fedele (portale, stemmi, campanile, Sante protettrici, tra cui Sant’Irene protettrice dai fulmini…), i miei occhi, sempre rivolti in alto, immaginano il crollo del campanile e la sindrome di Stendhal prevale già sulla forza della scrittura veloce, insomma mi perdo nell’arte e nei racconti storici che accompagnano la visita. Entriamo quindi nel Palazzo vescovile, il Museo Diocesano, nella sala di rappresentanza degli arcipreti, ne ammiriamo gli stemmi, le opere di pittura, le scritture e i documenti di archivio del ‘600 e ‘700. La stanchezza si fa sentire ma non possiamo cedere adesso. Il cielo del pomeriggio trasforma i colori, rende tutto ancora più suggestivo, alcuni lampioni sono già accesi … e la nostra Elena ci tiene a farci passeggiare en plein air, fra i vicoli, per mostrarci i “claustri”. Zona franca perché questi artigiani non pagavano la gabella. Una donna scopa l’esterno, eh si, la pulizia dei claustri è importantissima, ci dice. Ogni corte è intitolata al ricco abitante che poteva esercitare professioni di vario tipo: medico, scultore, scrittore, filosofo. Ne cito solo alcuni: Claustro della Giudecca, Arco Serafino, Arco Diego Giorgio, Scaraggio (con torre saracena stupenda). La passeggiata è assai piacevole, il corso principale è tutto illuminato ormai. Mentre camminiamo Elena non smette di rispondere alle tante domande delle curiose Donne in corriera. Ci racconta, siamo nei pressi del Monastero del Soccorso, che qui il Cardinale Ruffo, voleva con le sue truppe impossessarsi della città, fece tagliare i seni alle suore e le fece morire (1799). Allora qualcuno coglie la palla al balzo per chiedere il nome di qualche buona pasticceria dove comprare, appunto, le “tette della monache”… ma è già tardi, passiamo davanti alla chiesa di San Francesco, da qui ora si può vedere la Cattedrale col campanile illuminato, ma è già lontano… e il pulman è arrivato e attende.

Alla prossima dunque, e un grazie speciale alla nostra accompagnatrice, che ormai è già in possesso della borsa con il logo e della piccola corriera di legno colorata che ci rappresenta, grata per averle dato la possibilità di valorizzare il territorio, le antiche gesta e le virtù di una storica e ridente cittadina dell’entroterra barese. Ci congediamo con la promessa che ritorneremo per conoscere anche le attività legate al ciclo agro alimentare delle tre elle lana lino e lenticchie e molto altro ancora .

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